Ora e sempre Resistenza.

Ora e sempre Resistenza.

A Milano con il Segretario Nazionale Mauro Alboresi

di Redazione 

GL

È in atto da ormai troppo tempo un attacco revanscista contro la Resistenza e i Partigiani che liberarono l’Italia. Una montante onda reazionaria che tende a distruggere la Costituzione con l’obiettivo di azzerare tutti i diritti conquistati con la guerra di liberazione e le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori nel dopoguerra. Si vuole instaurare al posto di Repubblica democratica fondata sul lavoro in un’oligarchia che ha come valore primario il profitto di pochi.

Così si vuole cancellare la storia, la nostra storia, dichiarando che antifascismo è nient’altro che una parola vecchia, che, in definitiva, chi ha combattuto con i fascisti e i nazisti erano “bravi ragazzi”, equiparabili alle donne e agli uomini che nelle montagne, nelle campagne, nelle fabbriche si ribellarono in armi per riconquistare libertà, dignità e futuro.

Si presti molta attenzione a quello che succede e non ci si soffermi solo a provare disgusto per chi non si vuole dichiarare antifascista. E soprattutto non si sia indifferenti se si afferma che “però anche i partigiani…” o “il 25 aprile deve essere la festa di tutti”. Non sono solo parole, sono i titoli di coda della democrazia, dell’uguaglianza, della solidarietà per la quale hanno combattuto i nostri partigiani. Sono concetti che nascondono la volontà di creare una folla di cittadini amorfi e indifferenti a quello che succede e alle storture di un sistema spaventoso. Una folla di individui incapaci di lottare e di pensare. Gente rassegnata al fatto che nulla si può cambiare e che, quindi, spera solo nella provvidenza che possa portare un uomo o una donna forte che li possa comandare.

L’indifferenza sta trionfando e lo si vede in tante, troppe, cose per le quali non si ha neppure la capacità di indignarsi. E in tutta l’illogica confusione che sta montando e che scardina i valori e i principi costituzionali. L’odio verso i poveri, i diversi, chi ha la pelle di un altro colore, di chi segue convinzioni religiose e politiche che qualcuno non ritiene ortodosse, di chi vuole che la salute, il lavoro, la cultura e i saperi siano diritti universali perché solo con la piena coscienza di tutti ognuno può sperare in un futuro migliore.

Prima si accennava alla trasformazione della nostra Repubblica fondata sul lavoro in un’oligarchia che ha come fine il profitto di pochi. Sta succedendo e non solo nell’aumento delle disparità tra ricchi e poveri, nell’abbattimento dei diritti fondamentali di chi lavora, nella forzata accettazione di salari miserrimi e del precariato come forma principale di lavoro e di vita. Sta accadendo nell’indifferenza che copre come un sudario la verità di quello che succede nei luoghi di lavoro. Giorno dopo giorno si ammalano, si infortunano, muoiono lavoratori e lavoratrici senza soluzione di continuità. Lo fanno nell’indifferenza generale, in un silenzio soffocante che riducono la tragedia in niente, nel “mai successo”.

Nonostante tutto qualcuno resiste, protesta, si ribella come fecero i partigiani contro il fascismo e il nazismo. Come fecero lavoratrici e lavoratori che scioperarono nelle primavere del 1943 e del 1944. Azioni eroiche che furono i prodromi della lotta di liberazione contro il nazifascismo. Qualcuno dice chiaramente che da troppi anni la Resistenza è stata, di fatto, tradita da politicanti che hanno occupato le istituzioni, dalla degenerazione di partiti diventati soprattutto macchine di potere e di clientela che gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune (cfr. La questione morale. Dove va il PCI? Intervista ad Enrico Berlinguer, di Eugenio Scalfari, La Repubblica, 28 luglio 1981).

Così grazie alla testarda volontà di chi lotta ancora per i principi e i valori della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, si viene a conoscenza che dall’inizio dell’anno a oggi, 25 aprile 2024, sono morte 332 persone per infortunio nei luoghi di lavoro (fonte Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli). Questa è il risultato della perdita di coscienza alla quale ci si sta abituando, dell’indifferenza di fronte a una vera e propria guerra di classe scatenata contro chi lavora. Rialziamo la bandiera dei partigiani, anche se la vogliono cancellare, anche se la vogliono ridurre a straccio. Ribelliamoci.

 

 

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