e… sono più di 400

e… sono più di 400.

di Dipartimento Lavoro PCI

Come riferisce Carlo Soricelli le lavoratrici e i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro, da inizio anno a ieri mattina, sono 401. Se si considerano i decessi in itinere, il numero complessivo diventa 555.

Una strage che dovrebbe essere ritenuta la priorità di qualsiasi azione di governo e istituzionale e che, invece, aldilà di qualche frase di circostanza e di qualche titolo di giornale che dura poche ore o al massimo qualche giorno, diventa una “cosa normale” alla quale ci si deve rassegnare. Per chi conteggia i morti tenendo conto solo delle denunce INAIL i numeri di quest’anno sono molto minori e paragonabili o addirittura minori rispetto a quelli del 2023.

L’Osservatorio nazionale morti sul lavoro di Carlo Soricelli, che tiene conto anche di chi lavora in nero e di chi non è assicurato INAIL, dimostra invece un devastante aumento rispetto al 2023 e al 2022. I numeri sono là a dimostrare i fatti e, come si diceva una volta, questi hanno la testa dura.

Se, da inizio anno, nel 2024 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro (escluso itinere) sono 401, nel 2023 furono 308 e nel 2022 sono stati 264. L’aumento è, quindi, di 93 (+30,2%) e di 137 (+51,9%).

Dati raccapriccianti che, forse, per “lorsignori” è meglio “dimenticare”, altrimenti bisognerebbe mettere in discussione l’intero sistema. Ci si dovrebbe chiedere se una legge sugli appalti e i subappalti a cascata come quella in vigore serve a rilanciare lo sviluppo o se, invece, serve solo ad arricchire chi sfrutta il lavoro altrui. E se sia giusto andare in pensione sempre più tardi quando una percentuale consistente di decessi sul lavoro è di ultrasessantenni. E se possa essere accettabile la precarietà, che comporta condizioni al limite dello schiavismo, come forma normale di lavoro o i bassi salari che costringono chi lavora alla povertà.

È così che si sta affossando la Costituzione, facendo diventare il lavoro sfruttamento e cancellando i diritti che dovrebbero garantire che il lavoro sia migliore, meno faticoso, ben retribuito e sicuro.

Ci dicono che non ci sono le risorse per poter risolvere le questioni del lavoro e, invece, non le vogliono trovare dove sono. Così si spendono decine di miliardi di euro in armi, si privatizzano i servizi pubblici, si favoriscono precarietà e lavoro povero al posto di garantire il lavoro buono, si afferma che far pagare giuste tasse ai più ricchi sia una sorta di bestemmia, si ritiene che l’uso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale debbano servire non a facilitare il lavoro di tutti ma ad aumentare il profitto di pochi e che è inevitabil che porti a un enorme calo di occupazione e a un ulteriore impoverimento.

Ricordiamoci che, quando lorsignori affermano che non possono fare altrimenti stanno mentendo, la verità è, semplicemente, che non vogliono farlo. Sta a ognuno di noi alzare la testa e ricominciare a lottare per ottenere quello che ci viene negato.

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