La barricata e voce del Pci

Ringraziamo e condividiamo con voi questo scritto del compagno Andreoli in occasione del centenario dell’uscita de L’Unità.

19124/2024 centenario de “l’Unità” 

La barricata e voce del Pci

di PATRIZIO ANDREOLI

Segreteria Nazionale – Dipartimento Politiche dell’Organizzazione

l'unità 12 02 1924Il primo numero de “l’Unità”, titolo suggerito da Antonio Gramsci, vide la luce a Milano il 12 febbraio 1924 come “Quotidiano degli operai e dei contadini” assumendo dall’agosto dello stesso anno il sottotitolo di “Organo del Partito comunista d’Italia” e sotto la testata il motto “Proletari di tutti i paesi unitevi”.

Non usciva il lunedì e aveva una consistenza di quattro pagine, e a volte di due o di sei.

Dall’ottobre 1926 cesserà le pubblicazioni in seguito alle violenze fasciste.

Dopo la Liberazione, sarà per decenni di gran lunga il giornale di partito più diffuso e venduto in Italia. Esso poteva raggiungeva tirature anche sopra il milione di copie (soprattutto la domenica e in occasione di eventi speciali a cui seguivano edizioni straordinarie), potendo contare su una distribuzione volontaria capillare -città per città, fabbrica per fabbrica, paese per paese- da parte di migliaia di attivisti e militanti che con ogni stagione lo portavano in tutte le case, lo distribuivano durante scioperi e manifestazioni, lo vendevano ai semafori riscuotendo pochi spiccioli che con orgogliosa diligenza venivano poi consegnati alla propria Sezione a sostegno della voce e presenza del Pci nel Paese.

Durante la notte del fascismo molti furono i corrieri (come venivano chiamati) denunciati, arrestati e condannati a galera e confino come sovversivi perché trovati in possesso di copie clandestine de “l’Unità”. Nel secondo dopoguerra, in molti furono i compagni e le compagne discriminati (sul lavoro e non solo) o segnalati per aver diffuso l’Organo del Pci, o anche semplicemente perché identificati come suoi abituali lettori.

Sino alla scomparsa del Partito Comunista Italiano, essa è stata, la voce e lo specchio non solo di un’idea e di un progetto politico, quello del Socialismo, ma anche la tribuna di una comunità di uomini e di donne liberi e consapevoli che non avevano altro padrone se non la coscienza del proprio protagonismo necessario, fieri di dar voce ad una formidabile storia come quella rappresentata dai comunisti in Italia e alla speranza in un mondo diverso e più giusto.

Ma “l’Unità” non è stata solo un giornale. È stata anche un luogo di confronto, di socialità, di crescita umana e politica. Appena terminata la guerra, il 2 settembre 1945 fu infatti pensata la prima “Festa de l’Unità” a mariano Comense, in Lombardia, col fine di finanziarie e sostenere l’Organo del Pci. Un’idea, sorta innanzitutto tra i comunisti che erano stati esuli in Francia e che l’anno prima avevano partecipato a la Festa de “l’Humanité”. Un’intuizione organizzativa e politica straordinaria (di cui, tra gli altri, fu particolare ispiratore Gian Carlo Pajetta) che sarà replicata in migliaia di realtà piccole e grandi del Paese, finendo per divenire -anno dopo anno- fonte di prezioso finanziamento, appuntamento tradizionale di massa, di incontro e confronto con la realtà e le idee del Partito Comunista Italiano.

In anni in cui ancora non esistevano la rete ed internet (che saranno anticipate come salto informativo-propagandistico solo dall’esperienza delle radio e tv private alla fine degli anni settanta) e tutto si muoveva sotto la spinta dello sforzo di gambe e di testa del popolo militante, il Pci riuscì a mettere in campo in via permanente e appassionata, un corpo vivo e intelligente di propagandisti e diffusori quale mai si era visto per ampiezza nella storia repubblicana quale tratto distintivo di un partito politico. In più. Ogni iscritto comunista sapeva che la sua quota tessera, considerava   in   via   distinta   anche   uno specifico contributo destinato al sostegno de “l’Unità” e della stampa comunista (il famoso bollino).

Quella storia, fatta di sacrifici innumerevoli, spesso minuti e sconosciuti, di passione e di dignità, riteniamo che nel tempo meritasse più rispetto. Soprattutto da parte di chi, poi, avrebbe deciso sin dalla fine dagli anni novanta del ‘900 di non essere e non chiamarsi più comunista; da parte di chi quella vicenda, quegli ideali di cambiamento e quella ricerca testarda di un via verso il socialismo, avrebbe rinnegato e tradito.

Forse, recuperando un tratto di pudore e coerenza, al presente qualcuno dovrebbe togliere dall’attuale testata la dicitura giornale “Fondato da Antonio Gramsci” che, da comunista e combattente quale fu, non merita una citazione tanto impropria se accostata alla linea culturale e politica degli attuali estensori di ciò che resta de “l’Unità”.

Una mistificazione. Una citazione disinvolta (così come oggi pare andare di moda, tra analfabetismo politico e malafede), fatta per esattamente tradire gli ideali, la statura intellettuale e lo sguardo critico di quel nome.

Se conta (o così dovrebbe essere) ciò che siamo e non come ci chiamiamo (o come gli altri ci citano), Gramsci sta all’odierna “Unità” non più di quanto Karl Marx starebbe ad un’opera come “Il Capitale” che mantenendo titolo e firma del suo autore, fosse riscritta da un liberista. Non si tratta solo di un’operazione di bassa propaganda o di un ammiccamento strumentale ed interessato a ciò che eravamo, ma della precisa scelta di un campo progressista che dopo aver abbandonato l’orizzonte del superamento del sistema capitalistico (e persino radici di sinistra), vuole convincersi e convincerci di essere in linea col passo e il giudizio politico di chi, nel suo tempo è stato e ha dedicato la sua intera esistenza alla causa della rivoluzione e del Socialismo.

Un’impostura culturale e politica! “l’Unità” fu testata di popolo, bandiera e voce dei comunisti. Per quel che ci riguarda, è questo il centenario che onoriamo e ricordiamo con affetto e rispetto di quello che fu non solo un quotidiano che in milioni lessero a lungo, e che in milioni a lungo sostennero; ma un preciso perimetro culturale e politico, la barricata quotidiana del Pci.

 

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