Buone notizie, ma ne siamo sicuri?

8 maggio 2024

Buone notizie, ma ne siamo sicuri?

di Dipartimento Lavoro PCI

GL

Cresce l'occupazione, cala la povertà, tanti morti sul lavoro nel 2023 ma in calo rispetto al 2022 ?

Buone notizie che vengono diffuse dai telegiornali. Vengono messi in risalto dati e statistiche che descrivono, per quanto riguarda il lavoro, uno scenario ottimista nascondendo una situazione reale per nulla buona.

Le buone notizie “istituzionali” vengono fornite isolate dal contesto generale, senza un quadro d’insieme di cosa sia diventato il lavoro oggi in Italia. Un lavoro male retribuito, di bassa qualità, insicuro, assolutamente precario che si inquadra in un sistema di sviluppo in declino privo di pianificazione e prospettive.

Privatizzazioni selvagge, svendite di industrie anche strategiche a multinazionali estere, dismissioni, licenziamenti, delocalizzazioni, subappalti a cascata. Per non parlare del settore pubblico, della sanità, dell’istruzione, dei trasporti che vengono progressivamente depauperate con la scusa che mancano le risorse necessarie e dimostrano l’assoluta assenza dello Stato. L’indifferenza e l’incapacità di una classe dirigente a costruire o, almeno, prospettare un futuro che non sia di lacrime e sangue per chi vive del proprio lavoro.

Ma guardiamo le tre “buone notizie istituzionali” sopra menzionate senza volere contestare la validità dei numeri riportati né pensare di farlo.

L’occupazione in crescita…?

ISTAT informa che in marzo 2024 il tasso di occupazione sale al 62,1% (+0,2 punti) rispetto al mese precedente. Aumentano gli occupati e diminuiscono i disoccupati (-0,2). Bene, anche se aumentano gli inattivi (+0,1%). Un dato quantitativo positivo anche se qualche informazione sarebbe d’obbligo così come alcune considerazioni. Innanzitutto è bene precisare che, nelle statistiche ISTAT, rientrano tra gli occupati tutti i soggetti che hanno lavorato almeno un’ora nella settimana di monitoraggio. Si dirà che succede così anche per le precedenti statistiche e che, per questo, il dato è comunque positivo. Certamente, ma se si affrontano le questioni legate al mondo del lavoro sarebbe utile se non necessario parlare anche di qualità del lavoro. Di come si lavora, di quante ore totali sono state effettivamente lavorate, se, come sembra, esiste un aumento di part-time obbligato soprattutto per le lavoratrici e, inoltre, di come viene retribuito il lavoro. Perché la qualità dell’occupazione dipende molto da quanto si percepisce, dal fatto che il lavoro diventa sempre più povero in quanto anche gli aumenti che si ottengono non coprono assolutamente l’aumento del costo della vita. E poi bisognerebbe conteggiare anche le situazioni di crisi aziendali, ad esempio le migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che vengono “parcheggiati” in cassa integrazione e che, comunque, risultano occupati. L’aumento degli occupati a tempo indeterminato, poi, è da valutare molto attentamente dal momento che con il Jobs act e la cancellazione di fatto dell’articolo 18, la garanzia del posto di lavoro “per sempre” non esiste più. Il tempo indeterminato è tale perché la scadenza, cioè la perdita del lavoro, può avvenire in qualsiasi data e per qualsiasi motivo.

La povertà in calo…?

ISTAT, nel report su “condizioni di vita e reddito delle famiglie, anno 2023”, riporta che, nel 2023, il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale: valore in calo rispetto al 2022 (24,4%). Questo è dovuto sostanzialmente per il calo della percentuale della popolazione a rischio di povertà che si attesta al 18,9% rispetto al 20,1 del 2022. Dati positivi anche se, a seguito di essi, viene data l’informazione che la percentuale delle persone in povertà assoluta (grave deprivazione materiale e sociale) cresce dal 4,5% del 2022 al 4,7% del 2023. Per quanto riguarda il reddito delle famiglie, si afferma che “Nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), mentre segna una netta flessione in termini reali (-2,1%) tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno”. Una perdita di salario reale medio che dovrebbe portare a un impoverimento generalizzato tanto più se si considera che i miliardari italiani hanno aumentato le loro ricchezze personali di circa 80 miliardi di dollari in un anno. Si può dire, quindi, che se, in base a calcoli ed estrapolazioni che tengono conto di bonus e benefici vari, ci sono più poveri assoluti, meno sulla soglia della povertà, ma che tutti i “comuni mortali” sono più poveri dell’anno precedente?

La sicurezza sul lavoro…?

In questi giorni, a seguito dell’ennesima strage di lavoratori avvenuta nel palermitano, compaiono i dati dei morti sul lavoro nel 2023. Sono i dati forniti da INAIL e comprendono le denunce per i morti a causa di infortunio nei luoghi di lavoro e quelli in itinere. Nella tabella esposta nei telegiornali si legge che i morti sono 1.041, il -4,5% rispetto al 2022.  

Un dato, 1.041, molto inferiore a quello diffuso dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli che ne riporta 985 per infortunio nei luoghi di lavoro che diventano 1.485 con i decessi in itinere (dato, per altro, riportato da più giornali e in varie trasmissioni televisive tra le quali il festival di Sanremo di quest’anno).

Non solo, mentre INAIL riporta che, nel primo trimestre del 2024, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo trimestre 2024 sono state 191 (compreso itinere). Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro, aggiorna i dati ogni giorno e può affermare che, dall’inizio dell’anno alla mattina di questo 8 maggio, sono 370 i morti per infortunio nel luogo di lavoro (tutti registrati) e 522 se si aggiungono i morti in itinere e sulle strade.

Una bella differenza. Numeri, quelli di Soricelli, che fanno a pugni con i dati divulgati da INAIL. Questo non vuol dire che quelli di INAIL non siano reali. È che tengono conto solo delle denunce dei propri assicurati e, di fatto, “contengono il danno”. Dal computo sono esclusi i lavoratori che non hanno assicurazione INAIL, molte categorie, precari, agricoltori, vigili del fuoco, chi lavora in nero … le categorie che, guarda caso, sono quelle che Soricelli tiene in conto e che trova (e, che spesso, “scompaiono” in fretta) nella sua giornaliera ricerca in rete. Quelli che muoiono, cioè, senza che il fatto sia denunciato a INAIL. Sono lavoratrici e lavoratori meno garantiti, che “contano meno”, ma che si infortunano e muoiono lo stesso, come gli altri.

Ecco, dietro alle notizie positive che vengono diffuse da un’informazione nazionale spesso “distratta” quando non ci sono casi eclatanti o numeri che possono diventare scomodi per chi è al comando, esiste la realtà. Una realtà che è la fotografia di un sistema spaventoso che soffoca la solidarietà e i diritti elementari, che riduce chi lavora a strumento per raggiungere profitti sempre più alti per chi è già privilegiato, che preferisce investire in armi e finanziare guerre piuttosto che garantire a tutti un lavoro migliore, meno faticoso, più sicuro e ben retribuito.

Grafico-comparato-dei-morti-sul-lavoro-2008-2014-(introduzione-jobs-act-2013-2024

In allegato il grafico delle morti sul lavoro dall’inizio dell’anno al 7 maggio /2008 anno di apertura dell’Osservatorio, 2014 anno di introduzione del jobs act- 2023 Governo Meloni e il lavoro a “cascata”. E’ il precariato che uccide chi lavora che non può rifiutarsi di svolgere un lavoro pericoloso e un numero di ore maggiore, l’esempio sono gli autotrasportatori che muoiono come mosche, per incidenti e malori alla guida, ma praticamente tutte le categorie, ed è per questo che sono andato a votare i referendum della CGIL. Ricordiamo che il jobs act ha precarizzato il lavoro a tutti i nuovi assunti, che in caso di causa, non vengono più riassunti ma indennizzati con pochi euro se il lavoratore è stato licenziato ingiustamente. NB Sono riusciti a bloccarmi un’importante mostra sul tema “morti e infortuni sul lavoro” ma non riusciranno a bloccarmi la tastiera e il monitoraggio dei morti.aa

Lascia un commento