IL PCI CONTRO L’OLIGARCHIA GOLPISTA BOLIVIANA E L’IMPERIALISMO USA

IL PCI CONTRO L’OLIGARCHIA GOLPISTA BOLIVIANA E L’IMPERIALISMO USA

Partito Comunista Italiano – Dipartimento Esteri

Il Partito Comunista Italiano condanna fermamente il tentativo di colpo di Stato militare avvenuto ieri in Bolivia.

A quasi cinque anni di distanza dal golpe che rovesciò il legittimo governo di Evo Morales e del Movimento Al Socialismo (MAS), l’oligarchia civico-militare, di matrice razzista e fascista, continua a non accettare la volontà popolare che, sconfiggendo nel giro di un anno il regime golpista, ha riportato il MAS al governo, eleggendo Luis Arce alla Presidenza della Repubblica.

La Bolivia possiede una delle maggiori riserve di litio a livello mondiale e grandi giacimenti di gas naturale. Durante la Presidenza di Evo Morales (2006-2019) vennero nazionalizzate tutte le riserve di gas naturale, costituita la Corporazione Mineraria Boliviana per lo sfruttamento da parte dello Stato del litio e delle altre risorse minerarie, nazionalizzate alcune aziende siderurgiche e di altri settori produttivi.

Attraverso i proventi ottenuti il governo ha potuto compiere una redistribuzione del reddito mai vista prima, che è andata a finanziare non solo l’occupazione e l’aumento del potere d’acquisto della popolazione nativa (esclusa e discriminata da sempre), ma ha avviato, anche con l’aiuto di Cuba, politiche sociali, sanitarie e scolastiche che hanno portato allo sradicamento dell’analfabetismo.

A livello politico-istituzionale la conquista fondamentale del popolo boliviano durante la Presidenza di Evo Morales è stata la nuova Costituzione (2009) che ha istituito lo Stato Plurinazionale della Bolivia, che prevede una larghissima autonomia per le comunità indigene che si costituiscano, mediante referendum, in “autonomia indigena originario campesina” (quasi sovrana negli affari interni, nell’organizzazione e amministrazione della giustizia, nei limiti del rispetto della Costituzione).

Per la prima volta nella storia la popolazione nativa è uscita dall’emarginazione e dallo sfruttamento a cui è stata sottoposta dalla Conquista in poi ed è divenuta soggetto fondante dello Stato.

La mancanza di una coscienza ideologica in larghi strati della popolazione, che rendesse chiaro come le conquiste appena ottenute fossero il frutto di un duro conflitto sociale e politico contro l’oligarchia interna e l’imperialismo USA, ha favorito in molti la sensazione di essere divenuti “ceto medio” e che il relativo benessere fosse arrivato per rimanere per sempre, indipendentemente dalla situazione politica.

Questo fattore, assieme a rivendicazioni corporative ecc., ha favorito divisioni all’interno del blocco sociale che sosteneva il governo del MAS.

Una perenne spina nel fianco del governo di Evo Morales e dell’attuale, guidato da Luis Arce, è stata ed è l’oligarchia bianca di Santa Cruz e delle regioni orientali, profondamente razzista e reazionaria. La paura di perdere l’accesso privilegiato alle risorse, l’inizio della redistribuzione della terra e l’aumento di potere delle comunità indigene hanno portato ad un conflitto sempre più aspro, arrivato a tentativi di secessione e ad un ruolo fondamentale della leadership di questa oligarchia (che ha trovato alleati anche in settori indigeni corporativi) nel golpe del 2019.

Il governo insediatosi con il colpo di Stato dell’ottobre 2019 ha eliminato sistematicamente la stampa d’opposizione e si è reso responsabile della morte di almeno 36 persone a causa della repressione. Con il ristabilimento della democrazia, la presidente golpista “ad interim” Jeanine Annez, legata al narco traffico, è stata giudicata colpevole di violazione di doveri e risoluzioni contrarie alla Costituzione e condannata a dieci anni di reclusione.

La vittoria elettorale di Luis Arce a fine 2020 ha permesso il ritorno alla Costituzione Plurinazionale e l’avvio di un graduale recupero delle risorse economiche che il governo golpista aveva selvaggiamente privatizzato.

Ma il Movimento al Socialismo e il blocco politico sociale che ne è alleato sono profondamente divisi, mentre il blocco reazionario acquisisce sempre più forza, arrivando al tentativo golpista di ieri.

Come è scritto in una risoluzione del Partito Comunista della Bolivia, uscita il mese scorso: “Siamo coscienti dell’avanzare delle forze retrograde e neofasciste; perciò la risposta richiesta dal popolo lavoratore è l’UNITÀ degli operai, dei contadini nativi, dei ceti medi, delle organizzazioni di categoria e vicinato, dei giovani e di tutti gli uomini e le donne che vogliono un mondo migliore,  nella difesa organizzata e nella mobilitazione per i diritti e le rivendicazioni conquistate finora”.

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